La questione del potere. L’uomo non-violento e la sua presenza nella storia. Paul Ricoeur. Marco, 1992.

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Descrizione

Marco (Il pensiero della città 3); 1992; 8885350232; Copertina flessibile con risvolti; 20 x 12 cm; pp. 160; Traduzione di A. Rosselli. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; La civiltà moderna, ma anche quella antica della põlis greca, nasce come civiltà del logos. Il pensiero della città, è il pensiero della modernità e di quel che di moderno c’è nell’antico. Il binomio città-campagna spesso nei nostri tempi si è quasi convertito in opposizione tra razionalità di una cultura progressiva e tradizionalismo sentimentale e retoricamente proteso verso la conservazione di una dimensione idealizzata. Ma anche tra sviluppo e sottosviluppo, tra libertà e oppressione.La città è il luogo della organizzazione razionale del lavoro, dell’occupazione probabile, della mobilità dei ceti economici, delle attività terziarie avanzate, delle professioni remunerative, infine della cultura industriale. Non a caso l’urbanizzazione selvaggia si registra ogni volta che vi è uno sviluppo economico generale. La voglia di andare in città non è solo aspirazione al consumo, ma anche il più delle volte necessità di fare una vita dignitosa, libera dai vincoli e dai limiti propri di una realtà rurale, con le sue ferree leggi sociali e i suoi pregiudizi tradizionalistici. Ma è poi veramente così? È forse una necessità che la città sia il luogo del pensiero razionale, e la campagna quello del sentimento? È possibile uno sviluppo della razionalità in una realtà tradizionale e per tanti versi arcaica come quella del paese (quale luogo di residenza dell’agreste)? Le contraddizioni della società industriale (anzitutto una vita caotica nel luogo antonomastico della efficienza e della razionalità; una libertà promessa contro l’esistenza di vasti strati di popolazione urbana senza ruoli sociali, emarginata; un consumo sfrenato che non tiene conto dei bisogni elementari della dimensione ecologica del vivere; enormi distese di cemento rubato al verde della natura contro gli angusti habitat cittadini, etc.) possono risolversi con un mutuo culturale dalla civiltà della campagna? E, viceversa, la civiltà rurale, può recepire della vita cittadina ciò che le è essenziale per un progresso di vita generale? O è inevitabile che lo sviluppo della società vada verso i modelli (rischi compresi e contraddizioni) della città? È possibile una razionalità che non abiti in città? ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

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Peso 1 kg