Descrizione
Marietti (“Dabar” La ricerca spirituale 3); 1987; 8821167968; Copertina flessibile con risvolti; 22 x 16,5 cm; pp. 111; A cura di A. Ventura. Prima edizione. ; piccola imperfezione e leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Accettabile (come da foto). ; La poesia mistica araba è meno conosciuta ed apprezzata in Occidente della consorella persiana. In genere, ciò dipende in larga misura dal fatto che il verso arabo risulta alquanto ostico ad orecchio europeo ed è meno «traducibile» del suo omologo iranico. La poesia di al-Hallaj (857 ca-909), che Alberto Ventura presenta qui per la prima volta integralmente al pubblico italiano, costituisce forse un’eccezione al riguardo. I suoi versi mistici, forse proprio perché dettati nell’empito dell’estasi, risultano talvolta altrettanto immediati di quelli del più grande poeta mistico dell’Islam, Jalal ad-din Rumi. Al-Hallaj, «martire mistico dell’Islam » (come lo definì il suo più grande cultore ed interprete europeo, Louis Massignon), ha un’importanza capitale in tutta la mistica musulmana ed è divenuto egli stesso motivo ed oggetto di meditazione mistica. Il suo caso e la sua tragica fine hanno talmente colpito la coscienza musulmana da farne una sorta di leggenda, che ha riempito di sé le pagine della letteratura araba, turca, persiana e indiana, dove il motivo della morte volontaria, dell’accettazione gioiosa del patibolo non hanno tanto un valore redentivo, espiativo di peccati veri o presunti, nel senso cristiano, ma rappresentano soprattutto l’ignominia suprema; quindi, nel capovolgimento dei valori tipico di questa poesia mistica, sono suprema gioia e gloria. È dunque e anzitutto al-Hallaj che, nella lirica tradizionale islamica, incarna il motivo del martirio mistico. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.