Descrizione
Einaudi (Saggi 522); 1974; Noisbn ; Rilegato con sovracoperta; 21 x 16 cm; pp. 138; Prima edizione. Numerose fotografie b/n nel testo e fuori testo. ; leggeri segni d’uso alla sovracopertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Da una parte un famoso ciclo di affrschi, quelli del Camposanto di Pisa, forse il più grosso interrogativo della pittura italiana del Trecento; dall’altra un artista – Buffalmacco – di cui non si conosce alcuna opera, un pittore da burla che deve la sua celebrità essenzialmente alla novellistica. Questo libro rende ragione di come è stato possibile collegare i due problemi, apparentemente senza rapporto tra loro, servendosi degli indizi e dei mezzi più disparati, che vanno dalla diagnosi stilistica a una rilettura del Ghiberti e ad una statistica sulla veridicità delle sue notizie, fino ad un circostanziato esame della moda e del costume in ordine al problema della datazione. Le conclusioni che ne scaturiscono comportano il recupero di una grande personalità quale l’autore degli affreschi pisani ad un ambiente culturale di partenza assai diverso da quanto si è creduto finora. In questa nuova dimensione, il ruolo altissimo che il Sacchetti e il Ghiberti assegnavano a Buffalmacco riceve una conferma. Ci troviamo di fronte alla figura singolarissima di un pittore operante sullo sfondo di una situazione che vede Firenze emarginare ogni pur valida tendenza irrazionalistica e nella quale egli, sradicato dal suo ambiente di partenza e girovago da un centro all’altro, fra Toscana ed Emilia, si trova a recitare la parte del tutto eccezionale di un artista senza “scuola”, Alla luce di questa riscoperta, il panorama della pittura italiana del Trecento dovrà subire qualche modifica. Per quanto riguarda Bologna, personalità quali il presunto Dalmasio o il pittore che molti identificano a torto con Jacopino di Francesco dovranno essere rivisti in una situazione cronologica piú precoce di quanto si creda oggi, in anticipo anche su Vitale, considerato fino ad ora il patriarca della pittura bolognese. Nel contesto della civiltà pisana, la vasta impresa di Camposanto assume un significato ben diverso se la si considera attuata al tempo della splendida signoria di Fazio Novello della Gherardesca, piuttosto che una ventina d’anni più tardi – come si crede di solito – dopo la peste del 1348 e in un periodo di rapido e irreversibile declino della vecchia repubblica marinara.; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.