Descrizione
Unione tipografico editrice torinese (Istituto di architettura tecnica del Politecnico di Torino.); 1968; Noisbn ; Opera in due volumi e tre tomi, rilegato con titoli in oro al piatto e dorso, cofanetto; 31 x 22 cm; pp. 1498, 512,; A cura di A. Cavallari Murat. Volumi riccamente illustrati. Numerose fotografie e b/n nel testo. Volumi 1 e 2: metodo e testo critico. Volume 3: mappe e regolamenti (indici toponomastici extraurbani) ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), cofanetto con segni del tempo e imperfezioni, interno senza scritte; Buono, (come da foto). ; “La forma urbana torinese e la connessa architettura che le è congeniale sono da oltre tre lustri miei oggetti d’attenzione e di studio. Già le prime pubblicazioni in proposito collocano nel terreno della ricerca scientifica sementi metodologiche destinate a fornire abbondanti e nutritivi frutti. S’intende che si tratta di sementi e di terreno prevalentemente sperimentali, di tanto in tanto irrorati da ipotesi teoriche le più varie e nel contempo anche le meno presuntuose circa l’infallibilità. Usando una analogia culturale, la forma urbana e le sue parti costituiscono quegli oggetti di ricerca che gli anatomici definiscono corpi o pezzi anatomici. Pure il tessuto cellulare edilizio significa ciò che parallelamente si chiama preparato istologico. Invero molte affinità concettuali esistono tra l’urbanistica attiva (con connesse fenomenologie alterative e degenerative) e l’anatomia generale (con connessa fenomenologia patologica). La forma urbana e l’architettura nella Torino barocca, dalle premesse classiche alle conclusioni neoclassiche, valgono dunque la pena e la spesa d’una ricerca scientifica. Le valgono tanto maggiormente ed imperativamente sul piano empirico e sul piano teorico in quanto tra i molti volti da Torino assunti nel corso di duemila anni (il volto romano intramurano ed extramurano, il volto medioevale romanico e gotico, il volto primorinascimentale e manierista, il volto barocco e rococò, a cavallo tra il Settecento ed il primo Ottocento, ed infine il volto eclettico, tra i due ultimi secoli del secondo millennio tramontante) indiscutibilmente quello barocco nei due secoli XVII e XVIII mi è apparso il più ricco di offerte pratiche per documentarsi «clinicamente». Infatti tale volto barocco affonda radici negli aspetti e nella concretezza urbanistica più lontani nel tempo sino alle antecedenti operazioni di tracciamento delle romane colonizzazioni (la castrametatio dell’oppidum e la centuriatio dell’ager) e sino alle successive utilizzazioni di principi teorici e di modi operativi pratici dell’architettura della città, la quale pure usualmente trovandosi classificata come neoclassica, in verità non è che corollario derivativo dalla grammatica e dalla sintassi dell’ultima tradizione…..” ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.