Descrizione
Rizzoli; 2000; 9788817868129 ; Rilegato con sovracoperta; 24 x 16 cm; pp. 372; Traduzione di L.Lanza, P.Vicentini . Prima edizione. Volume riccamente illustrato a col.; leggeri segni d’uso alla sovracopertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Fin dai graffiti tracciati 12.000 anni fa sulle pareti delle caverne dai nostri progenitori con terre colorate, carbonella, gesso e ossa macinate, la ricerca di nuovi metodi per ottenere i colori necessari a ritrarre il mondo ha stretto in un patto indissolubile e fecondo tecnologia, scienza e arte. Anzi, per secoli i pittori furono anche artigiani che si preparavano da soli i colori, componendoli secondo ricette di cui serbavano gelosamente il segreto: un aspetto “materiale” spesso ingiustamente trascurato dagli storici dell’arte. In questo saggio affascinante e accurato, Philip Ball racconta le tappe della storia materiale dei colori, dai pigmenti minerali ai coloranti organici all’artificio dei prodotti della chimica. Grazie alla sua interpretazione del linguaggio cromatico, scopriamo che un particolare pigmento “parla” di sangue e clorofilla, mentre un altro rievoca lo zolfo e il mercurio degli alchimisti, impariamo le ragioni fisico-chimiche per cui il tempo “ridipinge” le tele, e come vernici e industrializzazione delle tinte abbiano mutato la produzione artistica, ci rendiamo conto di come spesso sia stata la quantità dei colori sulla tavolozza a limitare la creatività dei pittori, tanto che è possibile collegare la rivoluzione del Rinascimento veneziano alla disponibilità di nuovi pigmenti, e la comparsa dei prodotti chimici applicati all’industria alla nascita dell’Impressionismo. L’uso dei colori da parte del pittore non possiede solamente una sua storia, una sua fisica, una sua chimica è una lunga avventura che ha la sua psicologia, i suoi pregiudizi, la sua religiosità – un’avventura che è anche scienza. E quest’avventura la chiamiamo arte ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.