Diari. Versione integrale. Vaslav Nijinsky. Adelphi, 2000.

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Descrizione

Adelphi (La collana dei casi, 44 ); 2000; 9788845915178 ; Copertina flessibile con risvolti ; 22 x 14 cm; pp. 209. ; Traduzione di Maurizia Calusio. Prima edizione nella collana; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni), interno senza scritte; Molto buono, (come da foto). ; Il nome di Nijinsky (1890-1950) evoca tutta la leggenda dei Balletti Russi, quella apparizione bruciante e fugace che avrebbe segnato una svolta nel gusto e l’irruzione del moderno nell’arte della danza. Ma Nijinsky fu anche un singolare destino, che ci parla soprattutto dalle pagine di un libro: i suoi travagliati Diari, che oggi possiamo finalmente riscoprire nella loro folgorante fisionomia originaria (la versione pubblicata nel 1936 dalla moglie, Romola de Pulszky, si è di recente rivelata frutto di una drastica censura). Quando Djagilev lo lanciò, nel 1909, Nijinsky era un giovanissimo allievo della scuola di danza di Pietroburgo. In breve tempo sarebbe diventato uno degli esseri più osannati e idolatrati d’Europa – e il culto è continuato sino a oggi. Ma l’equilibrio della persona Nijinsky era fragile: su di lui incombeva la follia, che lo avrebbe presto travolto. E proprio sulla soglia della follia Nijinsky scrisse, nei primi mesi del 1919, questo febbrile diario, a cui volle affidare la verità su se stesso nei termini che meglio conosceva, quelli del «sentimento». Con doloroso candore, con bruschi salti e impennate, con martellamenti maniacali, fra pause di disarmante dolcezza, con la lucidità del delirio, Nijinsky traccia qui il suo autoritratto – e insieme fa emergere la sua versione della storia dei Balletti Russi. Djagilev vi figura, in brevi squarci memorabili, non privi di una loro comicità, come un essere demoniaco; Stravinskij come uno spirito avido e calcolatore; e via via gli altri protagonisti di quella turbinosa vicenda appaiono qui trafitti da uno sguardo inesorabile – lo sguardo dell’innocente che si è sentito tradito dalla malignità del mondo, del folle che ormai oscilla tra l’identificazione con Cristo e un’atroce prostrazione, visitata dagli incubi del sangue e della guerra. Dopo la rottura con Nijinsky, i Balletti di Djagilev non ritrovano più lo splendore dei primi anni; quanto a Nijinsky, diventa un mite recluso. Con loro si era aperta e si era chiusa la più straordinaria avventura della danza moderna. Solo nel 1995, superata l’opposizione delle figlie di Nijinsky, Christian Dumais-Lvowski ha potuto ricostruire, con l’aiuto di Galina Pogojeva, l’originale fisionomia del testo russo – su cui si basa questa traduzione – e pubblicarlo in francese presso Actes Sud. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.