Descrizione
Garzanti; 1971; Noisbn ; Rilegato con sovracoperta; 22 x 14 cm; pp. 205; Prima edizione Aprile 1971. ; piccole imperfezioni e mancanze ai bordi della sovracopertina, interno buono, lievemente brunito; Accettabile (come da foto). ; Lo devo ammettere: i veri lettori di questo libro sono coloro che gli possono conferire una certa oggettività attraverso un interesse professionale. Ciò, è vero, accade in Italia per tutti i libri di poesia: ma per questo, credo, in modo particolare, perché almeno per la prima metà esso è costituito da «documenti», o privati (a testimoniare una vita) o letterari (a testimoniare una evoluzione linguistica e intellettuale). Tuttavia, per quanto privo di illusioni, continuo sempre a credere nell’esistenza almeno ideale di un lettore ingenuo, disposto a prendere come fatti obbiettivi e di consumo non ignobile, anche le cose più intime, stravaganti e personali. Così, è a questo lettore che voglio specialmente dire che non dipende da me se Trasumanar e organizzar può già apparire, nell’aprile del 1971, leggermente anacronistico: le involuzioni sociali sono sempre traumatiche e perciò rapide. È vero che da quasi un anno ho cessato la collaborazione a un rotocalco perché era impubblicabile una mia osservazione riguardante uomini influenti, i quali si dichiaravano equidistanti dai gruppi sovversivi di destra e dai gruppi sovversivi di sinistra: e prevedevo dunque con questo che si sarebbe arrivati all’attuale situazione, in cui si è costretti a ricordare il ’19 se non addirittura il ’22. La dichiarazione di equidistanza dai due corni estremi è oggettivamente un appoggio al corno destro. So bene poi che sono molto pochi i lettori che leggono interamente, dal principio alla fine, un libro di poesie: perciò indicherei, a chi avesse una scusabile fretta, le sezioni «Trasumanar e organizzar», «Charta (sporca)», «Poemi zoppicanti» « Manifestar», come le più interessanti. So anche che ci sono dei lettori che, di un libro di poesie, ne leggono solo una: in tal caso consiglierei La poesia della tradizione, a pag. 124. Chi è la persona che ha scritto questo li bro? Non lo so bene. Comunque essa è stata certamente guidata da una mezza dozzina di principi dettati da chissà che istinto. Il primo di questi principi è stato quello di resistere contro ogni tentazione di letteratura-azione o letteratura-intervento; attraverso l’affermazione caparbia, e quasi solenne, dell’inutilità della poesia. Il secondo principio di tale persona è stato quello di non temere l’attualità (in nome di qualcos’altro che la vanifica, e in cui peraltro essa crede). Il terzo principio è stato quello di concedersi una certa libertà linguistica rasentante talvolta l’arbitrarietà e il gioco (cose in precedenza mai avvenute, poiché le sue mistificazioni furono sempre ingenue, appassionate e zelanti). Il quarto principio è stato quello di considerare fatale da parte sua la rassegnazione di fronte al persistere dell’«oxymoron », o della «sineciosi» (cfr. « Sineciosi della diaspora », a pag. 154). Il quinto principio è consistito nella scoperta, quasi improvvisa, che la libertà è «intollerabile » all’uomo (specialmente giovane), che si inventa mille obblighi e doveri per non viverla. Il sesto principio (molto meno importante) è consistito nel non voler fare di tutti i principi sopraddetti, e di una forma di fedeltà a se stessa, necessaria ad adempiersi, un contributo alla restaurazione. Su tutto è sempre prevalsa l’idea, disperata ma rassegnata, che la propria vita si fosse rimpicciolita: ma che comunque fosse aumentato il piacere di vivere, in ragione della materiale diminuzione del futuro. Pier Paolo Pasolini; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.