Descrizione
Einaudi (PBE 355.); 1981; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18 x 10,5 cm; pp. XII-295; ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni), dorso con segni di lettura, interno senza scritte; Buono, (come da foto). ; Per una effettiva comprensione del teatro di Eschilo, è essenziale individuare il discorso etico-religioso che esso presuppone, un discorso che aveva anche, non meccanicamente ma per via di mediazioni, un netto significato politico, in quanto concorreva alla convalida delle strutture fondamentali sulle quali si basavano la società e lo stato: la tragedia greca era uno spettacolo organizzato dallo stato. Occorre d’altra parte cogliere ciò che di specifico presenta l’arte di Eschilo: un’estrema consapevolezza intellettuale (in concomitanza con una polis in rapida crescita); lo sforzo orgoglioso di costringere entro schemi didattico-conoscitivi una realtà che si poneva su un’onda piú lunga ed era ad essi refrattaria. Intorno a questi temi ruota il volume che Vincenzo Di Benedetto pubblica dopo quello su Euripide, proseguendo la sua indagine intorno agli aspetti piú vivi, piú profondi, del teatro tragico greco. Ne esce una trattazione ricca di stimoli, rigorosamente inquadrata nella storia politica e letteraria, su una delle figure piú grandi della poesia e del teatro di tutti i tempi; un contributo per lo studio dei nessi tra potere politico e letteratura, nel contesto di una problematica che va al di là del mondo greco antico.; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.