Descrizione
Saggiatore (Scritture 54); 1997; 9788842806530 ; Copertina flessibile con risvolti; 21,5 x 14 cm; pp. 185; Traduzione di E. Brock. Prima edizione. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Il Muro di Berlino è caduto da tempo, ma l’Europa sembra ancora un continente diviso. Ciò che separa Est e Ovest è da attribuire soltanto al passato regime o ha radici più profonde? Slavenka Drakulic, una delle maggiori croniste del mondo postcomunista e della tragedia iugoslava, ci propone nelle pagine di questo libro una serie di immagini. Già, perché è proprio guardando i particolari della vita di ogni giorno che gli interrogativi sorgono, la riflessione si sviluppa e un tentativo di risposta viene formulato. Così, seguendo la vivace narrazione dei più svariati episodi, il lettore viene a conoscere i trucchi dei tassisti di Praga, le difficoltà nell’acquisto dei prodotti che incontrano i cittadini dei paesi dell’Est, il loro rapporto con il denaro, il loro strano modo di sorridere (o di non sorridere) con una bocca poco curata. Ma la Drakulic ci parla anche del milione di casematte disseminate sul territorio albanese, dei problemi urbanistici di Zagabria, dei vecchi leader (Tito, Ceausescu), dei nuovi (Tudjman, Miloševic…) e delle classi emergenti. Preoccupato e incerto circa il proprio futuro, l’Est europeo sente fortissimo il retaggio del passato, di un clima che ha rallentato la formazione di una mentalità democratica. L’abitudine a sentirsi protetti, a contare su uno standard di vita basso ma assicurato, a demandare altrove la soluzione dei problemi e a non porsi troppe domande circa i propri diritti e doveri sembra essere una dimensione comune ai cittadini dell’Est. Su questa visione delle cose la Drakulic indaga non soltanto da un punto di vista psicologico, ma cercando di ricostruire le origini storiche e culturali di una civiltà contadina, spesso governata, prima del comunismo, da ordinamenti sostanzialmente feudali. Un mondo, insomma, dilaniato fra la nostalgia del recente passato marxista e un’ansia consumistica di imitazione, spesso disordinata, nei confronti dell’Occidente, un anelito di appartenenza che ha un nome, inciso come una preghiera sulle insegne degli alberghi, dei cinema e dei caffè dell’Est: “Europa”. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.