Dialetto omerico grammatica e vocabolario. Oreste Nazari. Loescher, 1961.

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Descrizione

Loescher (Collezione di classici greci e latini.); 1961; Noisbn ; Copertina flessibile ; 21,5 x 14,5 cm; pp. 312; Ristampa. Stampato su due colonne ; segni d’uso e del tempo alla copertina, lievi fioriture sparse, interno con qualche sottolineatura a matita, volume brunito. Lingua: greco, italiano; Accettabile (come da foto). ; PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE. Del metodo seguito nella compilazione del presente lavoro e dei suoi intenti già dissi nella prefazione alla 1ª edizione. Conservando anche in questa il carattere elementare di esso, ne feci una revisione quanto più potei accurata correggendo e completando in tutte le pagine, rifacendo di sana pianta molti articoli e del tutto o quasi la Grammatichetta, cui aggiunsi alcune nozioni di Prosodia e di Metrica omerica, mancanti nella edizione antecedente. E con ciò spero di mettere nelle mani dei nostri giovani studiosi un libro per più rispetti migliorato. AVVERTENZE GENERALI. 1. Lo studio del dialetto omerico ha grande importanza non solo perchè fu il linguaggio dell’epopea greca e per l’influenza da esso esercitata sugli altri idiomi poetici degli Elleni, ma anche perchè esso è il documento più antico della lingua greca. Tuttavia la forma presente della lingua d’Omero è alquanto diversa dalla originaria, dappoichè le edizioni moderne sono fatte su moltissimi codici che offrono numerose lezioni diverse, codici, i quali derivano in linea ascendente dalla edizione procurata dai grammatici alessandrini, tra i quali principalissimo Aristarco (verso il 150 a. C.). Ma già l’Iliade e l’Odissea avevano in parte almeno ceduto all’influsso invadente dell’atticismo senza che la trasformazione fosse di grande momento, poichè le esigenze metriche da una parte e da l’altra il rispetto, che i Greci avevano alla forma dialettale dei capolavori della loro letteratura, valsero a conservare in buona parte la fisionomia primitiva del linguaggio omerico. Il quale dal 403 a. C. (anno dell’arcontato d’Euclide) in poi era stato trascritto nell’alfabeto ionico, ricco di 24 segni, dall’antico alfabeto attico, che ne aveva solo 18 e nel quale l’E corrispondeva ai suoni e, n, ed ei (e da contrazione di ee o da prolungamento di compenso), l’O ad o, w, ou (o da contrazione di oo ecc. e da prolungamento di compenso). Da ciò si comprende facilmente come non essendo omai più vivo, come dialetto parlato, il linguaggio delle epopee omeriche parecchi errori abbiano avuto luogo in tale trascrizione e come parimenti parecchi altri, benchè meno frequenti, debbano essersi introdotti quando le epopee omeriche furono primamente scritte dopo parecchi secoli dacchè i cantori omerici, rimaneggiandole più o meno, le andavano cantando nelle pubbliche riunioni.; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

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