Biografia sentimentale dell’ostrica. Mary F. Kennedy Fisher. Neri Pozza, 2005.

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Descrizione

Neri Pozza (Biblioteca.); 2005; 9788854500662; Copertina flessibile con risvolti; 18 x 12,5 cm; pp. 128; Traduzione di Gioia Guerzoni.; Presenta minimi segni d’uso, interno senza scritte, lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; «Le ostriche costituiscono un cibo del tutto insoddisfacente per il lavoratore, ma sono perfette per il sedentario», scriveva nel 1870 un certo A.J. Bellows, traducendo così nello spirito della lotta di classe ottocentesca la secolare idea dell’ostrica come prelibatezza per sfaccendati, leccornia per palati resi sobri dal rango e dalla fortuna. In effetti, sin dall’epoca romana, l’upper class del tempo, patrizi, senatori e altri incalliti cultori dell’ozio, era avvezza a utilizzare le ostriche con una sorprendente, lucida combinazione di gastronomia e igiene. Cicerone, ad esempio, convinto giustamente che fossero ricche di fosforo, mangiava ostriche in quantità spropositata per favorire la propria eloquenza. Lungo questa linea d’armonia tra piaceri i della bocca e i nutrimenti del cervello, nel 1641 le ostriche divennero addirittura cibo di corte. Luigi XI, le roi terrible, era solito invitare una volta all’anno i professori della Sorbona, i veri saggi di Francia, a un banchetto in cui faceva servire quantità prodigiose di ostriche per accrescere l’intelligenza dei suoi luminari. Fu solo un paio di secoli più tardi, ai tempi di Voltaire, Pope e Swift, che le ostriche furono considerate più un aperitivo che una pietanza, e divenne piuttosto comune che a un banchetto se ne servissero dieci o dodici dozzine per ogni commensale come «antipasto». In periodi di vacche grasse, un celebre vecchio maresciallo, fin troppo esperto di carestie, riusciva a ingollare un centinaio di ostriche prima di pranzo, giusto per stimolare l’appetito… Come non dedicare una biografia a questa vischiosa ed elegante creatura, a quest’essere dalla «strana, fredda succulenza» capace di sedurre snob e nullafacenti di ogni epoca? E chi poteva cimentarsi in questo divertente ma valente compito se non M. F. K. Fisher, colei che John Updike ha definito «la nostra poetessa degli appetiti» e W. H. Auden «la più grande stilista di lingua inglese»? Ponendo riparo all’ingratitudine e alla negligenza dei gourmets, M. F. K. Fisher ci offre in questo libro una deliziosa galleria di aneddoti e ricette – ostriche al forno o grigliate, cocktail d’ostriche, ostriche alla Rockefeller o al naturale – in cui il nobile mollusco è il protagonista assoluto. L’«esistenza terribile ma eccitante» dell’ostrica svela così tutti i suoi segreti grazie a una scrittura che incanta per il suo stile e il suo humour. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

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Peso 1 kg