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De vita solitaria. Petrarca Francesco. Mondadori, 1992.

Descrizione

Mondadori (Oscar Classici 228); 1992; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18,5 x 11 cm; pp. 394; A cura di M. Noce, Intr. di G. Ficara. Testo originale a fronte; leggeri segni d’uso alla copertina, interno buono; Buono (come da foto). ; Il De vita solitaria è un trattato in prosa latina scritto da Francesco Petrarca. L’opera venne redatta all’incirca tra il 1346 e il 1356 ed è un’esaltazione della solitudine: è dunque simile al “De otio religioso”. L’autore dedicò l’opera a Filippo di Cabassoles, vescovo di Cavaillon, in Provenza. La solitudine viene descritta come necessaria per la vita contemplativa, sia per i religiosi (tra i quali viene citato Sant’Agostino), sia per filosofi che per pensatori in genere. L’ideale di vita per Petrarca è quello di una raccolta solitudine nella pace agreste, dedicata agli studi letterari e alla riflessione religiosa. Il trattato è suddiviso in due libri ed è presente un motivo di riflessione e tormento a causa della monacazione del fratello Gherardo. Nel primo libro, Petrarca esalta i vantaggi della solitudine, che preserva l’uomo dalle ambizioni mondane, moltiplica il tempo interiore e induce così a utilizzare nel miglior modo possibile il tempo presente. Nel secondo libro, Petrarca trae – dalla storia antica, dalla Bibbia e dalla recente storia ecclesiastica – un lungo elenco di biografie, sul modello del De viris illustribus, per illustrare casi esemplari di attaccamento o di rifiuto nei confronti della solitudine. Il testo può essere quindi interpretato come il primo grande esempio petrarchesco di sintesi fra la sapienza pagana e quella cristiana; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.