Dimmi da quanto è partito il treno. James Baldwin. Feltrinelli, 1968.

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Descrizione

Feltrinelli (I Narratori 138); 1968; Noisbn ; Rilegato con titoli al piatto e dorso; 20,5 x 13 cm; pp. 434; Traduzione di A. Veraldi. Prima edizione. ; leggeri segni d’uso e del tempo alla copertina, interno buono; Buono (come da foto). ; In scena, alle ultime battute di una commedia che sta recitando con grande successo, il famoso attore negro Leo Proudhammer è colpito da un attacco cardiaco: ha appena in tempo a terminare la parte, e, mentre cala il sipario e gli applausi scrosciano fragorosi, è messo in ginocchio dal male: stramazza sulle tavole del palco è trascinato esanime e mezzo incosciente nel camerino, e di li, ancora sporco di trucco e di polvere, in una clinica. Costretto all’immobilità, chiuso nella camera d’ospedale, sottoposto alla manierata e invadente cortesia dei medici e delle infermiere (per i quali è solo un malato famoso, dal quale pretendere autografi) Leo Proudhammer ripassa in rassegna la propria la propria vita… E fin qui potrebbe essere un romanzo come tanti altri: una non voluta interruzione del ritmo esistenziale obbli ad un esame di coscienza, una pausa forzata rimette in discussione i valori di una vita. Eppure, a chi ben guarda, la situazione è fondamentalmente diversa. Non è la sosta, l’iato vitale che scatena gli aculei della memoria: Léo è ora ridotto ad una cosa, ad un oggetto pressoché inanimato (costretto all’immobilità, tutto concentrato nell’attività esclusiva degli occh delle sensazioni corporee, ad uno scarso USO della voce), la routine ospedaliera gli si rivela come un seguito di umiliazioni e frustrazioni, e sono queste continue, implacabili umiliazioni quotidane che aizzano dentro di lui il ricordo cocente di altre, antiche e recenti, umiliazioni: l’infanzia ad Harlem, atrocemente scissa tra il mito dell’Africa e la brutale realtà dell’America…; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.