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I ventitre giorni della città di Alba. Beppe Fenoglio. Einaudi, 1976.

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Descrizione

Einaudi (Nuovi Coralli 106); 1976; Noisbn ; Copertina flessibile ; 19,5 x 11,5 cm; pp. 179; ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Scriveva Emilio Cecchi nel 1965, ricordando Beppe Fe noglio scomparso da pochi mesi: «Oggi che ci troviamo davanti all’insieme della sua opera viene da chiedersi se la rappresentazione della grigia vita campagnola e di grandiose e terribili vicende, come il disfacimento di parte del nostro esercito dopo l’8 settembre, e come la guerra partigiana, abbiano avuto negli scrittori delle ultime genera zioni altro interprete dell’altezza e gravità di questo. Rati sono coloro che scrissero di quegli anni insanguinati con la concreta e sofferta conoscenza che egli ebbe di cosi terribile e gelosa materia, e col suo virile senso di pudore. dinanzi a certi estremi della ferocia e dell’orrido. Anche più rari quelli che, come lui, naturalmente e indissolubilmente seppero unire la giustizia e la compassione. Nei romanzi e nei racconti di Fenoglio la robustezza e la bellezza dell’arte è immedesimata con un valore letterario e storico che si garantisce di per se stesso, nella sua infallibile risonanza umana. Certi racconti ci vanno diritti al cuore come altrettante pagine delle Lettere di condannati a morte della Resistenza o delle Ultime lettere da Stalingrado». I ventitre giorni della città di Alba è il libro con cui Fenoglio si rivelò nel 1952 nei «Gettoni» di Vittorini. Sono storie partigiane trattate con piglio disincantato, antieroico, talora epico-burlesco; storie di Alba e delle Langhe, vicende sanguigne e beffarde, drammi di miserie antiche e speranze impossibili. Fenoglio scrive proprio per penetrare il «mistero» della spietatezza dei rapporti umani: con quel suo linguaggio asciutto ed esatto, solidamente impastato di gergo dialettale, raggiunge sin dagli esordi una mirabile compiutezza poetica ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.