Descrizione
De Donato (Dissensi 117.); 1982; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18 x 10 cm; pp. 243; Prima edizione nella collana. ; Presenta segni d’uso ai bordi (senza mancanze, piccole lacerazioni al bordo inferiore del dorso), interno senza scritte, volume lievemente brunito e con alcune fioriture ai tagli alla prima ed ultima pagina; Accettabile (come da foto). ; «Il potere logora chi non lo ha». Un inquietante motto andreottiano che ben si attaglia, quasi regola di vita, alla storia politica di Emilio Colombo. ‘Votato al ministero’, si potrebbe dire di lui, e per la caparbia coltivazione di incarichi governativi (ha ormai superato un altro famoso stakanovista ministeriale, Giulio Andreotti), e per la messe di voti puntigliosamente collezionati ad ogni scadenza elettorale: è tra gli uomini politici piú votati d’Italia. Ma cosa sostanzia questa ininterrotta frequentazione del potere? Cosa la cementa? A spiegarlo intervengono le pagine di questa documentata biografia di Emilio Colombo da giovanetto dell’ Azione cattolica a presidente del Consiglio, ministro degli Esteri che lungamente indaga nel rapporto da lui intrattenuto con il proprio collegio elettorale, con Potenza. Una città divenuta in trent’anni una montagna di case e che oggi, dopo il terremoto, mostra a cielo aperto tutte le ferite inferte non già dalla «natura ostile» di leviana memoria, ma dalla lunga e ‘paziente’ costruzione del sistema di potere democristiano. Analizzando cosí in parallelo la storia di questo finora inscindibile binomio Colombo e Potenza si scoprono le leggi di riproduzione di una classe dirigente meridionale che ha saputo, tra l’altro, far divenire «cemento del potere» il «potere del cemento». Una vicenda emblematica di alcune generali «questioni», che continuano ancora a chiamarsi «democristiana» e «meridionale». ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
