Il regno millenario di Hieronymus Bosch. Wilhelm Fraenger. Guanda, 1980.

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Descrizione

Guanda (Biblioteca della Fenice 38); 1980; Noisbn; Copertina flessibile con risvolti ; 22 x 14 cm; pp. 217 + apparato iconografico; A cura di G. Collu . Traduzione di I. Bernardini, G. Collu . Prima edizione. Apparato iconografico b/n al fondo; leggeri segni d’uso alla copertina, interno buono, ex-libris alla seconda di copertina.; Buono, (come da foto). ; Poco o nulla sappiamo della vita di Hieronymus Bosch, e scarse sono anche le notizie relative all’ambiente in cui si formò. La sua vicenda umana rimane avvolta in un alone di leggenda impenetrabile che non poco ha contribuito ad alimentare le più svariate supposizioni intorno alla sua arte. Ma è proprio dei grandi spiriti sollecitare indagini e interpretazioni talvolta antitetiche tra loro. Nel caso di Bosch, alcuni hanno creduto di vedere nella sua opera un corrispettivo, più o meno fedele, della classificazione del mondo elaborata dai teorici dell’alchimia; altri vi hanno scorto un prodotto dell’ossessione demoniaca e visionaria propria del tardo Medioevo; altri ancora, infine, una severa critica, in chiave satirico-grottesca, dei costumi e delle leggi del tempo. Wilhelm Fraenger, in questo libro di straordinario vigore esegetico, che compendia decenni di minuziosi e pazienti studi sull’argomento, coglie nell’arte di «questo Virgilio della pittura olandese» una proiezione del messaggio religioso e rituale della comunità adamita dei «Fratelli del Libero Spirito», ai cui misteri il pittore sarebbe stato iniziato, ricevendone la commissione del Regno millenario, concepito dunque con intenti e finalità pedagogici, in quanto documento da «leggere» affidato alla libera e personale interpretazione degli adepti-osservatori. La tesi, insieme enigmatica e affascinante, intorno alla quale ruota questo viaggio dentro gli innumerevoli travestimenti metaforici di un universo linguistico cifrato ma tutt’altro che ambiguo, si precisa quando Fraenger, dietro il trittico e, più in generale, dietro l’intera fantasmagoria del mondo boschiano, adombra la presenza, evidente, di un ispiratore sinora ignorato. In altre parole, quelle che sono sempre parse immagini oniriche partorite da una fantasia spinta talvolta ai limiti del delirio, in realtà non sarebbero altro che rappresentazioni suggerite da un mentore dai vastissimi orizzonti, il Gran Maestro del Libero Spirito, artefice di «un progetto tanto ambizioso quanto articolato in ogni minimo particolare», nel quale si sarebbe configurato un sistema spirituale fondato su una triplice istanza: teologica, filosofica e pedagogica. Ma, al di là di questa tutela originaria, l’«esecuzione» dell’artista è sottratta ad ogni artificio compositivo: ogni particolare, sia esso riferito al mondo minerale, vegetale, animale o, più semplicemente, ai comuni episodi della vita quotidiana, sgorga spontaneo da una «voluttuosa delizia creativa» che illustra i concetti fondamentali degli exempla dei predicatori e tutta la complessa simbologia della religiosità medievale. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.