Descrizione
Einaudi (PBE 277.); 1976; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18 x 10,5 cm; pp. XXIV-277; Traduzione di Alberto Spaini. Introduzione a cura di Massimo Castri. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze, imperfezione da caduta), dorso con segni di lettura, interno senza scritte; Buono, (come da foto). ; Una personalità complessa e un’epoca travolta in un turbine di contraddizioni, trascinata nella rivoluzione nazista dopo essere stata proiettata in quella bolscevica, sono alla base del Teatro politico di Piscator, che qui si ripubblica, preceduto da una introduzione di Massimo Castri, come uno dei libri-chiave del teatro moderno. Nella storia del teatro tedesco tra l’ultimo decennio del secolo scorso e la fine della libertà artistica sotto il nazismo, il regista è figura di creatore che occupa il posto di un nume: dal grande Max Reinhardt a Jessner, nasce un culto per lo spettacolo che tende a sacrificare allo stile lo spirito delle opere rappresentate. Erwin Piscator, negli anni confusi e terribili della Germania di Weimar e della rivolta spartachista, tra il 1919 e il 1929, non si abbandona a straordinarie licenze scenografiche: persegue la «forma» artistica di un teatro, in cui ogni dramma, ogni argomento scenico si risolva in una rigorosa lezione politica ed estetica ad un tempo. I suoi spettacoli mirano a trascinare lo spettatore nel turbine della dialettica politica, a suscitare in lui i primi germi di quella rivoluzione marxista di cui Piscator riesce a dimostrare le condizioni obiettive e la necessità. Lo spettacolo di Piscator nasce quindi compatto, unico in tutte le sue parti, ed è, sempre, «azione politica», teorema e tattica di una «propaganda» intesa a cambiare la coscienza dello spettatore. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.