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Il testo drogato. Letteratura e droga tra Ottocento e Novecento. Castoldi Alberto. Einaudi, 1994.

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Descrizione

Einaudi (Saggi 785.); 1994; 8806132962 ; Copertina flessibile con sovracoperta ; 21,5 x 16 cm; pp. X-198; Prima edizione nella collana. Volume con 21 tav a col e b/n fuori testo. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno senza scritte, presenta lievissime fioriture alla prima pagina, leggere alle ultime 2 pagine e all’aletta della sovracoperta ; Buono, (come da foto). ; Euphorica, phantastica, inebriantia, hypnotica, excitantia. Sotto diverse maschere e definizioni, la droga viene usata fin dalla più lontana antichità: Marco Aurelio, Nerone, Nerva, Traiano, Adriano, Tito… Solo a partire dalla fine del Settecento essa diventa in modo prepotente metafora e protagonista della cultura. Ancora l’Enciclopèdie parla solo dell’oppio e in modo quasi mitologico: “si dice che generi un’allegria sorprendente nell’animo di chi lo ingerisce, e che stordisca la mente con idee e piaceri che ammaliano”, ma a partire dall’Ottocento il mercato della droga coinvolge, anche per l’influenza esercitata dal mondo intellettuale, tutto l’ambiente europeo. Naturalmente il fulcro dell’attenzione verte sulle possibili connessioni fra uso di sostanze stupefacenti e creatività e ciò che Alberto Castoldi mette in luce con una vasta panoramica di lingue e letterature è che l’allucinazione ha una sua tradizione letteraria. Il testo è drogato anche di letteratura, di immagini della cultura. Gli esempi divengono davvero innumerevoli – da Nodier a Sue, Maupassant, Colette -: immaginario e tradizione letteraria sono strettamente connessi, anche là dove, attraverso l’uso della droga, la capacità creativa dovrebbe pensarsi più libera e sfrenata. Di fatto, la storia raccontata in questo libro ci mostra, ancora una volta cominciando dal campione degli oppiomani – Thomas de Quincey -, che anche l’immaginario della droga subisce gli stessi condizionamenti culturali di ogni altra manifestazione umana. E come ogni storia anche questa ha una fine, che data con l’epoca dell’LSD e della “beat generation”: quello degli stupefacenti non è più un percorso iniziatico attraverso cui l’opera e la scrittura possono interrogarsi, ma un cammino obbligato alla fine del quale la letteratura evade nella droga. “Anche la droga, divenuta merce, ha seguito il percorso delle altre merci, dei prodotti seriali: ha ormai perso la propria “aura””. ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.