Descrizione
Einaudi (PBE Testi 293); 1977; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18 x 10,5 cm; pp. 232; Traduzione di S. Teroni Menzella. Seconda edizione; segni d’uso e del tempo alla copertina, interno buono ; Accettabile (come da foto). ; Pubblicato nel 1927, questo famoso pamphlet di Julien Benda (1867-1956) resta uno dei testi centrali della discussione sulla posizione degli intellettuali nel nostro secolo. Ha radici lontane nell clamorose vicende dell’affaire Dreyfus, che negli anni a cavallo tra Otto e Novecento divise la cultura francese in due schieramenti inconciliabili; e sviluppi che prendono il nome dalle risposte (tra molte altre) di Croce e di Gramsci, di Paul Nizan e di Jean-Paul Sartre. Molte volte confutato o esaltato, il discorso di Benda non ha esaurito la sua carica di appassionata provocazione. Contro la crescente barbarie delle società occidentali nel loro impoverimento culturale e nella subordinazione del pensiero agli interessi delle classi dominanti, esso difende un ruolo dell’intellettuale come «custode dei valori», la cui attività non persegua fini pratici e sia unicamente rivolta al servizio di universali come la ragione, la verità, la giustizia. Una interpretazione conservatrice può facilmente far propria questa lezione a conferma dell’autonomia e del primato dell’arte e del pensiero contro ogni forma di compromissione politica e sociale. Ma, come ci avverte Paul Nizan, Benda fu nei fatti «un uomo di sinistra estremamente appassionato», pronto a schierarsi come tale nei momenti storici cruciali. Fu un nemico acerbo dell’astensione e del privilegio intellettuale. Chi sono allora i «traditori» contro i quali egli scaglia la sua accusa? Sono gli sciovinisti, i razzisti, i fascisti d’ogni gradazione, i servi d’ogni regime. Ma forse anche i rappresentanti di quella corporazione intellettuale che fa politica al riparo della sua supposta superiorità e imparzialità. Rileggere questo libro, datato ma non superato, può forse servire – in ragione delle sue stesse difficoltà e ambivalenze – a evitare ricadute provinciali nell’alternativa meccanica tra impegno e disimpegno, tra obbedienza politica e olimpica onnipotenza. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.