Israele e la Shoah. La nazione e il culto della tragedia. Idith Zertal. Einaudi, 2007.

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Descrizione

Einaudi (Einaudi. Storia 17); 2007; 9788806183356 ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta; 22,5 x 14 cm; pp. XV-253; Traduzione di Piero Arlorio.; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (piccole imperfezioni), interno con sottolineature a matita, timbro ex-libris, volume lievemente brunito; Accettabile (come da foto). ; LA NAZIONE DI ISRAELE SI È SEMPRE DEFINITA IN RELAZIONE ALLA SHOAH, SIA NEL RICORDO SIA NELL’OBLIO. QUESTO LIBRO CI SPIEGA COME È ACCADUTO. Le vittime della Shoah sono state spesso riportate in vita e hanno assunto una funzione centrale nel dibattito politico israeliano, soprattutto in momenti di crisi e specialmente in tempo di guerra. Non c’è stato conflitto in Israele, dal 1948 fino egli episodi piú recenti, che non sia stato percepito, definito e concettualizzato in termini di Shoah. Perché la Shoah e i suoi milioni di morti sono stati sempre presenti in Israele dal giorno della sua creazione: nelle vite e negli incubi di centinaia di migliaia di sopravvissuti, nella legislazione, nelle orazioni, nelle cerimonie, nei tribunali, nelle scuole, nella stampa, nelle poesie, nei monumenti. Idith Zertal ci racconta il processo di formazione dell’identità nazionale israeliana attraverso la costruzione di un pantheon dei martiri, imperniato sulle vittime della Shoah ma integrato dall’invenzione di una tradizione di eroi e catastrofi risalente ai primi anni del Novecento. Ispirato all’insegnamento di Hannah Arendt e Primo Levi, è il racconto di un legame fatale tra nazionalismo e uso pubblico della tragedia che ci invita a riflettere sulla politica della morte al servizio della nazione e sulla memoria come fabbrica di coscienza e d’identità collettiva. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

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Peso 1 kg