Descrizione
Einaudi (Saggi 411.); 1973; Noisbn ; brossura con sovracoperta ; 21,5 x 16 cm; pp. XIX-119; Traduzione di Piero Bernardini Marzolla, Prefazione di Delio Cantimori. Vol con 24 ill. b/n f.t.; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni), interno senza scritte; Molto buono, (come da foto). ; Il nome di Johan Huizinga è legato da noi al celebre saggio La crisi della civiltà (1935): in esso, lo storico olandese lanciava all’Europa ormai ottenebrata dal fascismo un grido d’allarme per ricordare il valore della libertà e della dignità umana. La genesi dell’opera che presentiamo si ricollega direttamente a quel libro, di cui costituisce un proseguimento ideale. Nel 1942, quando la crisi si era trasformata in una tragica realtà, e l’Europa conosceva le sue ore più buie, Huizinga riprendeva ed elaborava il tema di tre conferenze tenute a Colonia dieci anni prima, per ricordare ai suoi compatrioti il senso profondo di quella che era stata la splendida fioritura di civiltà del Seicento olandese: una lezione di «forza, di resistenza e d’azione», un richiamo alle virtú che avevano consentito alla piccola repubblica aristocratico-patrizia di sviluppare energie formidabili. Ecco perché, come avverte Delio Cantimori nella sua densa prefazione, «dire che si tratta d’una rievocazione storica vivace, succosa e profonda di quel Seicento che era stato cosí importante per la storia della civiltà (Grozio, Spinoza, Rembrandt, la Borsa di Amsterdam, il mito repubblicano, il commercio e le colonie…) sarebbe troppo poco per questo ultimo libro del grande storico olandese… certo tra le più belle e complete opere di storia della cultura che conosciamo». Né il senso del volume sfuggí ai tedeschi, che dopo la sua pubblicazione internarono lo studioso nel campo in cui si spense il 1° febbraio 1945. ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.