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La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell. Stone Lawrence. Einaudi, 1976.

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Descrizione

Einaudi (Biblioteca di cultura storica 118); 1976; no isbn ; Rilegato con sovracoperta; 21,5 x 15,5 cm; pp. 925; traduzione di Aldo Serafini ; piccole imperfezioni al bordo della sovracopertina, leggeri segni d’uso alla sovracopertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ;Non appena uscí, La crisi dell’aristocrazia venne salutata dagli studiosi, in Inghilterra e negli Stati Uniti, in Francia, in Germania e in Italia, come un’opera di eccezionale rilievo, uno di quei grandi affreschi storici, capaci di illuminare tutta un’età, da paragonarsi ai capolavori di Huizinga sull’autunno del Medioevo e di Lucien Febvre sulla Franca Contea. Nella sua recensione su una rivista italiana, Stuart Woolf osservava che «l’importanza del libro, riconosciuta concordemente dalla maggior parte dei recensori, è senza dubbio da ricercarsi nell’ampiezza della sua visione globale; l’eleganza stilistica con cui l’autore presenta le sue tesi fa del libro una lettura affascinante per un pubblico assai piú largo di quello degli storici di professione». In effetti questo libro può essere considerato un modello che illumina il meccanismo con cui una classe dirigente perde il potere. La crisi dell’aristocrazia inglese, nel lungo periodo che va dall’ascesa al trono di Elisabetta nel 1558 fino alla vigilia della rivoluzione puritana di Cromwell quasi un secolo dopo, viene analizzata nelle profonde trasformazioni economiche e sociali e nello scadere dei valori e delle istituzioni che avevano assicurato a quella classe il predominio nel regno di Tudor. E proprio quest’analisi costituisce il fascino dell’opera. Nell’esporre gli scopi che si è prefisso, Stone (dal 1965 professore a Princeton) scrive di aver voluto «descrivere l’ambiente vitale di un’élite in tutti i suoi aspetti, materiali ed economici, ideologici e culturali, educativi ed etici; in secondo luogo, dimostrare l’esistenza, chiarire i contenuti e tracciare l’andamento di una crisi, prodottasi all’interno di questa élite, che doveva esercitare i più profondi effetti sull’evoluzione delle istituzioni politiche inglesi. L’opera è quindi, al tempo stesso, una descrizione statica e un’analisi dinamica, uno studio di storia sociale, di storia economica e di storia della cultura, consapevolmente destinato a servire da introduzione e da giustificazione alla storia politica» Cosi lo Stone, partendo dal «duro fondo roccioso della storia», ossia i rapporti economici, si rivolge subito ai grandi problemi sociali e culturali posti dalla situazione dell’aristocrazia nella piramide gerarchica del regno, dal significato dei titoli e degli onori, dal modo di vita, dalla visione della società, dalle consuetudini familiari, dai criteri educativi, dai valori e dai simboli della cultura e della religione. Il quadro è mosso e variato, ricco di spunti aneddotici, che si fondono, però, in una visione globale di straordi naria penetrazione critica. L’opera di Stone è nata dall’ampio e vivacissimo dibattito che tra gli anni cinquanta e sessanta vide impegnati i maggiori storici inglesi – da Tawney a Hill, a Trevor Roper sul significato della rivoluzione inglese del secolo XVII. La discussione ad altissimo livello mise in evidenza l’entità del dissenso sulla stessa definizione dei termini concettuali con cui dovevano essere spiegati i fenomeni di quell’età, e al tempo stesso la mancanza di conoscenze sicure e approfondite sulle condizioni della società inglese nei decenni che precedettero la rivoluzione. Lo Stone ha preferito indagare a fondo appunto sul senso e sulla portata di questa crisi della classe dominante. Ne è risul tato questo panorama, che per vastità e capacità di penetrazione non ha l’eguale in tutta la produzione storiografica moderna. ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.