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La natura divina. Cicerone. Rizzoli, 1992.

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Descrizione

Rizzoli (I Classici della BUR L828.); 1992; 8817168289 ; Copertina flessibile ; 17,5 x 11 cm; pp. 404, ; Introduzione, traduzione e note di Cesare Marco Calcante. Testo latino a fronte. ; Presenta minimi segni d’uso (senza mancanze nè lacerazioni), interno senza scritte, lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Nel panorama della letteratura latina assai scarso, per quanto ci è pervenuto, di opere a carattere teologico – acquista particolare rilievo il trattato sulla «Natura divina», composto da Cicerone fra il 45 e il 44 a.C., nell’ambito di un vasto progetto di divulgazione filosofica. Strutturato in forma di dialogo, il trattato è condotto secondo la tecnica propria della dialettica accademica, consistente nel discutere il pro e il contro di una medesima tesi. A confronto sono le concezioni del divino proposte dai due sistemi filosofici più diffusi nella cultura del tempo: epicureismo e stoicismo. Gli epicurei vedevano gli dei come esseri eternamente beati, ma indifferenti al destino degli uomini, mentre gli stoici celebravano la provvidenza divina, riconoscendo la presenza di Dio nell’ordine e nell’armonia del cosmo. Cicerone (che parla per voce dell’accademico Cotta) assume come modello di riferimento la religione romana, rappresentata dal complesso di credenze tramandate da generazioni e codificate da un sistema di culto condotto secondo l’uso degli antenati. La teologia epicurea, negando la sollecitudine degli dei per le cose del mondo e isolandoli in un universo di remota perfezione, sottrae a questo modello un elemento essenziale, poiché recide il rapporto fra l’uomo e gli dei, garanti del suo successo terreno; quella stoica, conferendo al mondo stesso connotati soprannaturali, aggiunge al modello tratti ad esso estranei, fino a far coincidere il divino con la totalità. Le conclusioni di Cotta si attestano sul versante critico, senza proporre argomenti che travalichino i confini della religione ufficiale, su cui si fonda la vita stessa dello Stato. Ma il valore dell’opera – come mostra l’acuto e puntuale discorso introduttivo di Cesare Marco Calcante – è da cercare nell’articolazione impressa al dibattito filosofico, che caratterizza anche sul piano stilistico la contrapposizione fra i due modelli teologici, rilevandoli assiologicamente proprio nel divario delle tipologie espressive: un metodo di analisi che prospetta nuove e approfondite strategie interpretative. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.