Descrizione
Sellerio (La memoria 37); 1981; no isbn; Copertina flessibile con risvolti ; 16,5 x 12 cm; pp. 212; Nota di Leonardo Sciascia. Prima edizione. 57 fotografie in bianco e nero; minimi segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; Secondo Edgar Morin, che al fenomeno del divismo ha dedicato uno studio, le prime «stelle» compaiono, tra il 1912 e il 1914, nel cinema italiano: Lyda Borelli, Francesca Bertini. Spunta poi, meno dannunziana, più familiare e casalinga, Mary Pickford: stella di un mattino destinato a durare nel cinema americano. Ma contemporaneamente trova acclimatazione in America la «star» dannunziana e fataleggiante del cinema italiano: e la prima ha un nome che a noi italiani suona alquanto sinistro, Teda Bara. Questi due tipi di «stars» sono destinati a coesistere lungamente: la «vamp», la casalinga. Ma gli anni in cui il culto delle «stars» diventa un fenomeno sociale, accortamente coltivato dall’industria cinematografica americana e non trascurato dalla concorrenza europea, sono quelli che vanno dall’avvento del parlato alla seconda guerra mondiale. I funerali di Rodolfo Valentino («il fidanzato del mondo») hanno dato misura del fenomeno: e l’industria dispiega sul mondo tutto un firmamento di stelle e stelline. Per gli uomini, per le donne, per tutte le età, per tutti i gusti. In questo campionario, pubblicato da Marco Ramperti, critico cinematografico, nel 1936, troviamo soltanto le dive: per come si addiceva alla società italiana di allora. Con una scrittura di persistente dannunzianesimo ma lampeggiante di «greguerias» alla Ramon Gomez de la Serna (autore, in quegli anni, di un estrosissimo libro sui seni), Ramperti ci dà la testimonianza più diretta del rapporto – non dissimile da quello del don Ferrante manzoniano con le stelle vere – che una generazione ebbe con le stelle del cinema.; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.