L’architettura del Novecento. Cesare De Seta. Utet, 1981.

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Descrizione

Utet (Storia dell’arte in Italia); 1991; 9788802035758; Rilegato con sovracoperta; 29 x 22 cm; pp. 317; Numerose fotografie b/n e col. nel testo e fuori testo. ; minimi segni d’uso alla sovracopertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; La storia dell’architettura di un determinato paese oltre che di personalità climi problematiche ed esiti artistici non può-pena l’astrattezza-mancare di essere anche la storia della committenza e dei bisogni di abitare, allestire i luoghi di produzione e di vita associata e organizzare in modo funzionale l’ambiente. che quella società esprime nel corso del tempo La cosa edificata è il singolo segno duraturo c immediatamente visibile tangibile e adoperabile di un codice sicuramente adatto per leggere come una nazione ha risposto a queste necessità, come ha saputo conoscersi immaginarsi e progettarsi nello spazio fisico e nel tempo futuro, come ha impostato la relazione continuamente modificatrice fra uomo e natura E quindi necessariamente storia sociale e politica di quel paese, indagine sui valori e sui gusti via via prevalenti, analisi antropologica, individuazione di problemi e cronaca di eventi. Per questo uomini politici e legislatori pubbliche amministrazioni, intellettuali e capitani di industria, accademici e palazzinari, operai delle metropoli e studenti compaiono come protagonisti sulle pagine di questo libro, accanto alle figure dei capi scuola dell’architettura a quelle altrettanto importanti che hanno contribuito a creare un determinato clima progettuale e alle generazioni di professionisti osservate senza indulgenze nei loro rapporti con il potere dei committenti pubblici e privati. Con stile pacato ma percorso da una moralità senza soggezioni e perciò spesso dolente, Cesare de Seta finisce per narrare la storia italiana del Novecento attraverso le vicende dell architettura dai circoscritti paesaggi architettonici che all’inizio del secolo evidenziavano ancora nitidamente le peculiarità culturali delle patrie particolari da poco pervenute all’unità politica fino all’affievolirsi, nei recenti decenni, della personalità italiana di quest’arte non tanto per la penetrazione massiccia dell’architettura internazionale o americana quanto per il progressivo scolorirsi delle stesse identità antropologiche della nostra cultura, la quale non ha -o non ha ancora – prodotto un linguaggio comune con caratteri autonomi sufficientemente forti per differenziarsi da una generica civiltà delle comunicazioni e del consumo di massa ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.