Descrizione
Garzanti (I grandi libri.); 1988; 9788811519515 ; Copertina flessibile ; 18 x 11 cm; pp. XXVIII-835; Introduzione di Fausto Malcovati. Traduzione di Rinaldo Küfferle. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), imperfezioni ai dorsi, interno senza scritte, volume lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Secondo, dopo Delitto e castigo, dei grandi romanzi della maturità. L’idiota viene cominciato a Ginevra, a metà settembre 1867, in uno dei non rari momenti di grossa difficoltà finanziaria per lo scrittore. Il lavoro di preparazione è frenetico, vastissimo; molte le direzioni narrative progettate, alcune poi utilizzate e sviluppate, altre abbandonate. Di questo lavoro appassionato dà testimonianza allo stesso Dostoevskij in una lettera a Majkov del 12 giugno 1868: «Da tempo ormai mi tormentava un’idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un’idea troppo difficile e ad essa non sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest’idea è raffigurare un uomo totalmente bello. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d’oggi soprattutto. […] Soltanto la situazione disperata mi ha costretto a prendere quest’idea immatura. Ho rischiato come alla roulette: «Chissà che scrivendo non si sviluppi». […] Tutta l’estate e tutto l’autunno ho combinato varie idee (alcune erano assai curiose) ma una certa esperienza mi faceva sempre presentire la falsità o la difficoltà, o la mancanza di vitalità di questa o quell’idea. Alla fine mi fermai su una e cominciai a lavorare, scrissi molto, ma il 4 dicembre mandai tutto al diavolo. […] Allora (poiché tutto il mio futuro ne dipendeva) cominciai a tormentarmi con l’invenzione di un nuovo romanzo […] Credo che in media mi uscivano circa sei progetti (non meno) al giorno. La testa mi si era trasformata in un mulino. Come non sia impazzito, non lo capisco. Finalmente il 18 dicembre mi misi a scrivere il nuovo romanzo e il 5 gennaio spedii alla redazione cinque capitoli della prima parte». Nella prima fase dell’ideazione, come osserva Vittorio Strada nel suo studio sulle varianti e sulle prime redazioni de L’idiota (Le veglie della ragione, Torino 1986), il protagonista si presenta come figura violenta, demoniaca, lontana da quella dell’uomo «totalmente bello» a cui lavorerà nella fase conclusiva. L’«idiota» primitivo risulta dunque un fascio di funzioni che si incarneranno poi in figure diverse nel romanzo, pur mantenendo un rapporto complementare e antitetico. Si ripropone qui il problema del «doppio» e del «sosia», centrale in Dostoevskij: i personaggi, pur nella loro piena autonomia, sono glí echi uno dell’altro e si richiamano l’un l’altro con un’infinita rete di risonanze che amplia lo spazio interiore di ognuno di essi. Ma del soggetto stesso nella sua fase definitiva, dell’idea che anima il romanzo, Dostoevskij parla più diffusamente in una lettera del 1/13 gennaio 1868 alla nipote Sonja A. Ivanova: «Tutti gli scrittori, non soltanto i nostri, ma anche tutti quelli europei che hanno pensato di ffigurare un uomo positivamente bello, si sono sempre dati per vinti. Perché si tratta di un compito sconfinato. …. Tutto il romanzo ruota intorno al protagonista, il principe Myskin, uno spirito puro, incapace di adeguarsi al cinismo, alla meschinità che dominano intorno a lui: con la sua disarmante bontà, la sua innocenza assoluta, egli aspira all’armonia totale. Myskin s’innamora della bellissima Nastas’ja, contendendola al passionale Rogozin. Nessuno si salverà dal male presente ovunque. Resta la vibrante lezione morale che, attraverso il suo personaggio, Dostoevskij ci ha dato. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.