Logica della scoperta scientifica. Karl Popper. Einaudi, 2003.

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Descrizione

Editore (Einaudi paperbacks 14.); 1970; Noisbn ; Copertina flessibile; 20,5 x 12,5 cm; pp. XXXII-549; Traduzione di Mario Trinchero. Prima edizione nella collana. ; Presenta segni d’uso al dorso (senza mancanze nè lacerazioni, con segi di lettura), rarissime sottolineature a matita, volume lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Di tanto in tanto sorge un movimento filosofico… che smaschera definitivamente i vecchi problemi filosofici mostrando che sono pseudo-problemi, e contrappone il malvagio non-senso della filosofia al senso buono della scienza significante, positiva, empirica. E di tanto in tanto i disprezzati sostenitori della “filosofia tradizionale” tentano di spiegare ai condottieri dell’ultimo assalto positivistico che il problema principale della filosofia è l’analisi critica dell’appello all’autorità dell”esperienza”, e precisamente di quell’esperienza che tutti i piú recenti scopritori del positivismo prendono ingenuamente come definitiva». Ai filosofi «che hanno fatto una virtú del parlar con se stessi», ai «deprimenti monologhi che oggi passano per filosofia», ai rituali magici dei tecnicismi logici che caratterizzano «quest’età postrazionalistica», Popper oppone il concetto di una scienza come «cosmologia, che tenta di comprendere il mondo e di penetrare strati sempre piú ampi e profondi di realtà, e di una filosofia come metodo critico che tenta di comprendere «noi stessi e la conoscenza, in quanto parte del mondo». Ma la scienza a cui fa appello Popper non è un sistema di asserzioni certe o stabilite una volta per tutte», ma un insieme di tentativi di indovinare, «di ipotesi azzardate, di anticipazioni affrettate e premature, di pregiudizi», che l’uomo tenta di cogliere in fallo cercando di farli collidere con la realtà, mediante l’osservazione e l’esperimento. E la scienza si differenzia dalla metafisica – che pretende di fornirci un quadro coerente e definitivo del mondo – perché le sue asserzioni sono in linea di principio falsificabili; perché tende a falsificarle con tutte le armi del suo arsenale «logico, matematico e tecnico» ; perché, infine, proprio nella misura in cui si propone, e realizza, questi obbiettivi, le sue asserzioni si arricchiscono di un «contenuto empirico» che le proposizioni della metafisica, sottratte per principio ad ogni falsificazione, non riescono a comunicare. Scritto verso la fine degli anni venti, e pubblicato solo nel 1934, questo libro costituisce una delle critiche piú penetranti e rigorose alle idee degli appartenenti al Circolo di Vienna; ma la sua importanza non si arresta al giro di problemi dibattuti dal “primo” neopositivismo. La nozione del carattere autocorrettivo del sapere scientifico fatta valere in modo estremamente acuto e coerente è oggi patrimonio comune dell’analisi metodologica della scienza. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.