Descrizione
Mondadori (Scrittori italiani); 1993; 880436775x ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta MANCANTE; 22 x 14,5 cm; pp. 203; Prima edizione. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno pulito e senza scritte, volume lievemente brunito (della sovracoperta conserva solo le alette); Accettabile (come da foto). ; Dev’essere andata così. Lo scrittore era uno di quelli presuntuosi, convinto che la fantasia (la sua) potesse superare la realtà. E lo diceva in pubblico. Una notte la vita decise di raccogliere la sfida e si sedette all’altro lato della sua scrivania. Stabili lei le regole, come era solita fare. Centouno partite, centouno storie, ma che fossero brevi perché non aveva poi tanto tempo da sprecare con uno scrittore Ogni confronto doveva durare trenta righe: lo scrittore aveva a disposizione le prime ventinove, la vita teneva per sé l’ultima. Lui aveva spazio per costruire personaggi e situazioni che sfuggissero al suo controllo, lei aveva una riga, una sola, per riportarli sotto il dominio della realtà, an- nientare la loro fuga. Giocarono fino all’alba. Lo scrittore appese la sua speranza al trapezio dell’immaginazione e invento uomini capaci di annusare il futuro o invasi dalla pioggia, donne in perpetuo equilibrio sul filo o prigioniere di una segreteria telefonica. Saccheggiò la quotidianità raccontando di volgari presentatori televisivi, politici doppiogiochisti, calciatori corrotti. Affidò a ciascun personaggio una delle sue ossessioni d’amore e di morte perché fosse una scialuppa che potesse condurlo a un porto lontano, al riparo dalla vendetta del tempo e dell’ultima riga. La vita attese, divertita e indecifrabile, che lo scrittore consumasse il suo spazio, poi assegnò a ciascuno dei centouno personaggi il suo implacabile destino. Non contarono neppure il punteggio: la fantasia dello scrittore ne aveva salvati pochissimi, o forse era stata solo la pietà dell’avversario. La notte e la sfida erano finiti. Lo scrittore aveva centouno racconti, la vita la sua vittoria. La celebrò con un’ultima riga, scritta su un biglietto che lasciò sulla scrivania prima di dileguarsi. Lo scrittore lo lesse mentre la porta si chiudeva e nasceva un giorno senza luce. Diceva: Non concedo rivincite. Gabriele Romagnoli è nato a Bologna nel 1960. ; C-A Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.