Poesie. Paul Celan. Mondadori, 1976.

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Descrizione

Mondadori (Lo specchio); 1976; Noisbn ; Copertina flessibile ; 20 x 13 cm; pp. 229; A cura di M. Kahn, M. Bagnasco. Seconda edizione. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Queste Poeste di Paul Celan, a cura di Moshe Kahn e Marcella Bagnasco, costituiscono dopo quelle di Char e di Olson una delle punte più avanzate della lirica contemporanea. Quando nel 1961 il critico Walter Jens commentava la lirica di Paul Celan «Matière de Bretagne », poteva disporre di un contesto di immagini riconducibili a un ordine logico di concetti che l’esegesi tradizionale poteva ancora ricostruire. I traumi di un ebreo sfuggito ai campi di sterminio, stretto nell’angoscia del vivere in un mondo indecifrabile, illuminato dalla luce di una trascendenza mmitica e illusoria, troppo gelida per essere un’alternativa al groviglio, al caos, allo sfacelo. Mano a mano che Celan progredisce nella sua ricerca poetica, affina le armi di uno stile sperimentale, perfeziona fino alle estreme conseguenze il gioco di prestigio con le parole, intanto nasce e si consolida la sua fama di maestro dell’oscurità, come fu definito in una raccolta di saggi in suo onore Tuttavia Celan non rimane un fenomeno isolato se nell’ambito della letteratura tedesca i termini di confronto restano vaghi e indeterminati al massimo si cita la lezione di Trakl ha influito su di lui l’esempio dei surrealisti francesi e di René Chat Char, di cui Celan tradusse i Fogli d’Hypnos, ha seguito una via che con Celan, a lungo vissuto a Parigi, ha tante affinità e analogie intrinseche Scrive Peter Szondi, amico e studioso del poeta, cui per libera elezione era riservata la romantica morte per acqua che chiuse i giorni dello stesso Celan: «Il testo come tale si rifiuta di stare ulteriormente al servizio della realtà e di svolgere la parte che gli è stata attribuita dai tempi di Aristotele. La poesia non è mimesi, non più semplice rappresentazione, essa diviene realtà Realtà poetica, certo, testo che non segue più la realtà ma si configura e si fonda come realtà Il poeta esige da sé e dal lettore di procedere nel territorio che è il suo testo. La disponibilità di Celan a servirsi del linguaggio con asso luta libertà lessicale e sintattica, predilige la parola nata dal silenzio », da quel paesaggio interiore notturno che si oppone al grido di rabbia suscitato dall’atrocità e dalla violenza. Il lettore che accede a queste poesie con la pretesa dell’intelligibilità immediata, della corrispondenza assoluta tra segno e senso, non potrà nascondersi un moto di disagio. Piuttosto, di fronte a questi enigmi dovrà collocarsi in un’angolatura non dissimile da chi guarda un quadro astratto, dove frammenti o lembi di un mondo sconvolto vengono ricomposti da una fantasia ribelle a riprodurre o ad evocare i tratti dell’oggetto concreto. La personalità di Celan, che Mittner giudica il più grande poeta emerso dalla tragedia della seconda guerra, si isola ed emerge nel panorama della letteratura tedesca dopo il 1945 ma tedesca solo per il mezzo d’espressione poiché per mentalità e per predilezioni culturali, nessuno fu più europeo di lui, autore fra l’altro di splendide traduzioni in versi da poeti russi, francesi, inglesi e anche del nostro Ungaretti.; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.