Senso e non senso. Maurice Merleau-Ponty. Saggiatore, 1962.

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Descrizione

Saggiatore (La Cultura LII); 1962; Noisbn ; Copertina flessibile ; 21 x 16 cm; pp. 222; Introduzione di E. Paci. Traduzione di P. Caruso. Prima edizione. ; leggeri segni d’uso e del tempo alla copertina, sbucciature, interno pulito, volume lievemente brunito; Buono (come da foto). ; Può sembrare paradossale che Merleau-Ponty abbia in pratica accettato la definizione di «filosofo dell’ambiguità» datagli da un suo critico. Ma ambiguità qui non va intesa nel senso di doppiogioco o «diplomazia» più o meno opportunistica, bensi quale dovere di «prendere parte» al sistema della realtà, sia come spirito, sia nell’ordine pratico e politico, sicché in termini meno pittoreschi, ma più calzanti, conviene parlare di una «filosofia della coscienza impegnata», Ma mentre in Sartre sussiste ancora una disposizione a osservare in modo separato l’elemento interiore e quello storico-sociale, Merleau-Ponty vuole affrontarli nella pienezza dei loro rapporti e contrasti. Dopo avere tracciato nella Struttura del comportamento (1942) e nella Fenomenologia della percezione (1943) le linee maestre del suo pensiero, egli ha raccolto in Umanesimo e terrore (1947) gli scritti famosi in cui si metteva di fronte all’alternativa tra ragione di stato stalinista e moralità rivoluzionaria. I saggi di Senso e non senso (1948), applicano il metodo a tutta la situazione dell’uomo vivo nel mondo, prendendo via via argomento dalla pittura (col magistrale saggio su Cézanne), dal romanzo, dal cinema, dall’antropologia, psicologia, storia, dai rapporti tra Hegel e l’esistenzialismo, tra la fenomenologia e il marxismo. Nello sviluppo della fenomenologia husserliana, Merleau-Ponty insiste soprattutto su due temi: il ritorno alla percezione e il sense o significato della realtà. Il primo gli apre la strada all’analisi concreta degli uomini, ambienti, situazioni. La ricerca del senso è quella invece che rivela la direzione razionale della vita e della storia. Sennonché tale direzione non è mai precostituita e definitiva. Perció l’esperienza umana si muove di continuo nel pericolo dell’oblio, dell’oscuramento, dell’errore, in una perpetua dialettica tra senso e non senso. Se perde il controllo crítico della propria esperienza, l’uomo rischia lo scacco. «Ma lo scacco non è fatale» dice uno degli scritti qui raccolti. «Cézanne ha vinto contro il caso: gli uomini possono dunque vincere purché misurino il rischio e il compito.» Che suona come il rincuorante, tonico, assolutamente «moderno» dettame testamentario di uno tra i più degni pensatori del nostro tempo. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.