Storia di un fannullone. Joseph von Eichendorff. Einaudi, 1982.

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Descrizione

Einaudi (Centopagine); 1982; Noisbn; Copertina flessibile ; 19,5 x 11 cm; pp. 112; Nota introduttiva di C. Cases. Traduzione di U. Natoli. ; minimi segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; Un ragazzo non ha voglia di lavorare, è definito un fannullone, e allora, contrariamente a ogni logica del mondo borghese, dichiara che proprio per questo è sicuro che, andandosene nel vasto mondo, farà fortuna. E la fa. Una carrozza con due belle dame passa e lo raccoglie. Dove vuole andare? A Vienna, risponde tanto per dire qualche cosa. Ma le dame vanno davvero a Vienna, o meglio in un castello dei dintorni. Seguono nuove avventure in una Roma surreale. Quando sembra che ci sia una pausa, ecco che sorge un richiamo – la voce dello zigolo o dell’allodola, il suono delle campane, il corno del postiglione, o una lettera, o una figura intravista e la corsa ricomincia daccapo. A Vienna e al Danubio il racconto ritorna dopo la scorribanda in un’Italia che è vista anch’essa con occhi piú austriaci che tedeschi. Certo, tutto questo è molto romantico, e insieme non lo è. Sta qui la promessa del racconto: quella di un mondo totalmente diverso dal nostro, in cui l’abbandono fanciullesco alla natura e al sentimento sia garanzia di pienezza, laddove nel nostro è garanzia di sconfitta. Una fiaba, ma cosí nitida e sognata ad occhi aperti che rende plausibile quel vagheggiamento della liberazione dall’alienazione in cui consiste il migliore retaggio del romanticismo. Eichendorff ha trovato la formula magica con cui «il mondo inizia a cantare». Dalla prefazione di Cesare Cases ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.