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Tre colori: blu, bianco, rosso. Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz. Bompiani, 1994.

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Descrizione

Editore (collana No.); 1994; 9788845222634 ; Copertina flessibile con risvolti ; 20 x 13 cm; pp. 336; Introduz. G. Pontecorvo. Traduzione di M. Fabbri. Prima edizione. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Io non so se dopo Film Rosso, Krzysztof Kieslowski vorrà davvero tener fede ai suoi propositi di ritiro. Non me lo auguro perché quando un regista riesce a leggere la realtà del suo tempo attraverso il filtro personalissimo dell’intuizione creativa, questo privilegio diventa anche un dovere. So però che questa “Trilogia” resterà nella storia del cinema per la perfezione tecnica ed espressiva di ogni capitolo, ma anche per l’insospettabile attualità con cui guarda, attraverso la lente delle vicende private, alla nostra storia contemporanea e alla sconfitta delle illusioni che l’hanno scandita. Una diagnosi desolata, quella di Kieslowski? Per fortuna no. Perché, alla fine, vi si sente vibrare una speranza, un desiderio di riscatto, una passione per l’uomo e per i valori a cui si richiamano i tre capitoli (libertà, uguaglianza, fraternità) che mai è smentita dall’implacabile esattezza dei paradossi attraverso i quali il regista li illustra (…). Se è vero che l’approccio di questi film non vuole essere esplicitamente politico in senso sociologico, è certamente politico il ritratto di tre comunità (o nazioni) in crisi d’identità rispetto a quei valori che tanto orgogliosamente propongono alla democrazia moderna. Kieslowski procede magari per sottrazione, trasformando la Francia, la Polonia, la Svizzera, in altrettante case vuote, gabbie immateriali che costringono alla solitudine e al silenzio i personaggi. Ma non per questo il suo sguardo, acuto come quello del documentarista di classe, è meno penetrante sul malessere sociale che circonda Julie, Karol e Valentine. (…) Il gioco dei rimandi, il ritorno sistematico dei personaggi – già caro al Decalogo – riesce alla fine, mi pare, a superare l’episodico gusto della citazione, la strizzata d’occhio dell’autore, per comporre un più vasto mosaico che forse è la summa di uno sguardo sul mondo. Da questo punto di vista si può dire che la lettura delle tre sceneggiature avvantaggi lo spettatore rispetto alla pura visione, separata, dei tre film. Ci si riappropria di un’unicità di pensiero, di un ritmo interno che la pagina restituisce al meglio, tanto da pensare che Kieslowski e Piesiewicz avrebbero avuto fortuna anche facendo gli scrittori ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.