Adelphi (Collezione Il ramo d’oro No. 10); 1985; Noisbn; Rilegato con titoli in oro al dorso, sovracoperta ; 24 x 16,5 cm; pp. 614 ; A cura di Francesco Zambon. Prima edizionenella collana ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (piccole imperfezioni, lacerazione al piatto della sovracoperta “riparata”), volume saldo, interno ottimo e senza scritte; Buono (come da foto). ; Per vari decenni, Henri-Charles Puech è andato pubblicando indagini preziose sulla Gnosi. Ed erano decenni di grandi sommovimenti in quegli studi, anche per le scoperte che venivano fatte: da quella dei documenti manichei del Fayyu’m nel 1930 a quella della vasta collezione di testi gnostici rinvenuti a Nag Hammadi nel 1946. Si può dire perciò che mai come in questi ultimi anni l’immagine della Gnosi si è trasformata e precisata. Di tutto questo, Puech è stato testimone e attore: e i suoi studi sulla Gnosi, qui raccolti, sono davvero la summa di una ricerca rigorosa, almeno in tre sensi che raramente si incontrano congiunti: filologico, storico e metafisico (o «fenomenologico», come qui lo definisce, con discrezione, Puech stesso). La Gnosi, in quanto dottrina di una salvezza attraverso la conoscenza, è un modo di orientarsi, religioso e speculativo, di cui non conosciamo l’origine e di cui non si è vista la fine. Ma possiamo ritrovarne le tracce ovunque riconosciamo l’«atteggiamento gnostico: un atteggiamento non semplicemente psicologico o puramente intellettuale, ma totale, “esistenziale”, che coinvolge la vita, il comportamento, il destino, l’essere stesso dell’uomo nella sua interezza». Se si vuole ricondurre la Gnosi al suo più irriducibile elemento differenziante, si può dire questo: gnostico è colui che, per una qualche parte di se stesso, si riconosce straniero al mondo. Ciò che della Gnosi si può studiare sono alcune isole, sparse nei secoli, dove la visione gnostica emerge: in particolare nei primi cinque secoli della nostra èra, in Occidente, in Egitto, nel Medio Oriente, in contatto e ai margini del cristianesimo. E a tale periodo e area appartengono i documenti qui studiati da Puech. La sua preoccupazione era innanzitutto di fissare con acribia, punto per punto, certe peculiarità che distinguono l’una dall’altra queste isole. Nessuno come Puech è riuscito a spingersi tanto in là in due direzioni: da una parte nella precisazione del dettaglio esegetico (come viene qui provato dal ricco commento al Vangelo secondo Tommaso); dall’altra nella capacità di ricostruire l’intricata fenomenologia della Gnosi, e quindi il suo profilo metafisico, distinguendolo sia da quello dell’antichità ellenica sia da quello della prima cristianità (e in questo appare decisivo il saggio La Gnosi e il tempo). Per capire la Gnosi, occorre dunque innanzitutto riconoscere il carattere composito dei suoi elementi, che attraversano obliquamente tutte le grandi religioni dell’antichità gravitanti intorno al Mediterraneo. Ma al tempo stesso occorre ritrovare la loro sotterranea concordanza, pur dietro le forme più cifrate e astruse. Per tale lungo viaggio non vi è guida migliore di quest’opera, in cui Puech ha finalmente raccolto, nel 1978, le sue indagini lungamente maturate. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Risultati della ricerca per: Cristianesimo
Storia del Secondo Tempio. Israele tra VI secolo a. C. e I secolo d. C.. Paolo Sacchi. Sei, 2002.
Sei (Sestante); 2002; 9788805059164 ; Copertina flessibile con risvolti; 21,5 x 14,5 cm; pp. 529; ; minimi segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ;Q uesto libro non è una storia d’Israele nel senso classico del termine; non lo è né per il limitato spazio di tempo preso in considerazione, né per il modo di trattare l’ar- gomento. Il periodo che va dal VI secolo a.C. al 1 d.C. è l’epoca durante la quale la Bibbia ha assunto la sua forma attuale, ed è quella in cui nel giudaismo sorsero varie teologie, dalla cui competizione reciproca sono derivati due massimi fenomeni del nostro tempo: il giudaismo rabbinico e il cristianesimo. Prendendo in considerazione non solo gli scritti canonici, ma anche gli apocrifi e gli scritti di Qumran, l’opera si propone di essere una storia globale, dove i fatti culturali vengono colti nella loro dinamica e messi il più possibile in relazione con gli avvenimenti politici. Essa aspira altresì a offrire un contributo originale al dibattito ebraico-cristiano, nel quale il pensiero cristiano delle origini non è visto in contrapposizione al giudaismo, ma come parte viva di esso, erede di un antico modo di intendere il rapporto dell’uomo con Dio.; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Noi e la Chiesa. Igino Giordani. Editrice A. V. E., 1939.
Editrice A. V. E. ; 1939; Noisbn ; Copertina flessibile ; 19 x 12,5 cm; pp. 162; Finito di stampare dalla Società Industriale Grafica CARLO RANOTTI & C. Torino 103 Via Carlo Promis, 7 il 19 Maggio 1939-XVII ; Presenta severi segni del tempo (Piccole mancanze e lacerazioni), interno con rarissime scritte al margine, volume brunito; Accettabile (come da foto). ; 1. NOI E LA CHIESA. Noi e la Chiesa. Il nostro apporto. Noi nella Chiesa. Il riscatto. Il dono di Dio. 2. IL POPOLO SACERDOTALE. L’uomo smarrito La noia dell’ateismo ” Ecce Homo! “. La terza stirpe. 3. I CARATTERI DELLA CHIESA. L’universalità Divinità e apostolicità. L’incorruttibilità. L’unità. L’indipendenza. 4. 1 PARASITI DELLA CHIESA. La paralisi. Il compromesso. La retorica. 5. CHIESA E STATO. L’autorità statale. Progresso del cristianesimo. Cattolicesimo e poltica. La Chiesa e la società. Il debito dei cittadini. A Cesare quel ch’è di Cesare. La fede e le opere. 6. IL MISTERO DELLA PERSECUZIONE. La persecuzione. Morte e resurrezione. Il premio della persecuzione. L’utilità delle persecuzioni. I perseguitati. 7. LA SANTITA’. Satana. Gli ossessi. La libertà di Cristo. Azione civile della santità. La bellezza della Chiesa. Gli operai…E le suore…L’amor divino. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Gli assassini. Una setta radicale islamica, i primi terroristi della storia. Bernard Lewis. Mondadori, 2002.
Mondadori (Le scie); 2002; 9788804504337 ; Rilegato con sovracoperta; 22,5 x 15 cm; pp. 202; Traduzione di M. Lunari. ; leggeri segni d’uso alla sovracopertina; Molto buono (come da foto). ; La setta degli hashishiyyin o «Assassini-oltre a essere all’origine della parola «assassino» in molte lingue europee-rappresenta il primo esempio storico di terrorismo politico organiz-zato. Tral’XI e il XIII secolo, gli Assassini, che apparvero in Persia e si diffusero poi sui monti del Libano e della Siria, si servirono sistematicamente dell’omicidio per demoralizzare e intimidire i propri avversari e rovesciare l’imperante ordine sunnita nel mondo islamico. Li guidava un misterioso «Vecchio della Montagna e le vittime prescelte erano i governanti dell’Islam: i monarchi, i ministri, i generalie i principali funzionari religiosi. L’arma utilizzata era quasi sempre una sola: il pugnale; di rado erano usate le armi indirette allora disponibili, tra cui l’arco, la balestra o il veleno. Questo significava selezionare gli obiettivi più difficili da raggiungere e fare ricorso al mezzo d’attacco che esponeva maggiormente chi lo maneggiava. Gli stessi sicari, dopo aver commesso l’omicidio, non tentavano di fuggire, né provavano in alcun modo a salvarsi. Al contrario, sopravvivere a una missione era considerato un disonore. Sebbene le vittime fossero soprattutto i capi politici o religiosi dell’Islam, sotto i loro pugnali caddero anche numerosi crociati, ed è così che il nome della setta e la fama delle sue imprese arrivarono in Europa. Bernard Lewis racconta con rigore storico e grande capacità narrativa le vicende degli Assassini e, in una prefazione scritta per l’edizione italiana pubblicata per la prima volta da Mondadori nel 1992, sottolinea le differenze e le straordinarie somiglianze d’ispirazione e di metodo tra questi antichi terroristie i moderni sostenitori della violenza politica in Medio Oriente. «L’Islam, al pari del Cristianesimoe dell’Ebraismo, è una religione etica e l’omicidio e il ricatto non sono né accettati dalla sua filosofia né appartengono alla sua tradizione. Nondimeno, allora come adesso, ci sono gruppi che praticano l’omicidio in nome della religione; uno studio sulla setta medioevale degli Assassini potrebbe perciò essere utile per mostrare come alcuni gruppi diano un’interpretazione radicale ed estremista della tradizionale associazione islamica tra religione e politica, tentando di utilizzarla per il raggiungimento dei loro scopi»; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Sugli dei e il mondo. Salustio. Adelphi, 2000.
Adelphi (Piccola Biblioteca 443); 2000; 9788845915192; Copertina flessibile con risvolti; 18 x 10,5 cm; pp. 265; A cura di R. Di Giuseppe. Testo greco a fronte; leggeri segni d’uso al dorso e alla copertina, alcune sottolineature a matita; Buono (come da foto). ; Maestro, collaboratore stretto e successore designato di Giuliano l’Apostata, Salustio concepì questo mirabile trattatello quando lo scontro fra paganesimo e cristianesimo era giunto al suo apice. Con il minimo di parole e il massimo dell’efficacia, egli volle dire ancora una volta – e si dà il caso che fosse l’ultima – che cosa significa essere pagani. Così il sacro, il mito, il divino, il mondo, l’uomo vengono qui presentati alla luce del pensiero neoplatonico, che è il pensiero stesso del tramonto pagano. Raramente su questi vasti temi erano state allineate formule tanto illuminanti: e questo «aureo libello» (secondo la definizione di Athanasius Kircher) può davvero essere considerato il viatico migliore per chiunque voglia avvicinarsi al mito – e dunque avvicinarsi a capire il mondo: «Anche il mondo infatti può esser detto un mito, poiché in esso corpi e oggetti si manifestano, mentre le anime e le intelligenze si nascondono».. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Individuo, mercato e Stato di diritto. Ludwig von Mises. Rubbettino, 1998.
Rubbettino (I grandi liberali 2); 1998; 9788872845783; Copertina flessibile con sovracoperta; 21 x 13,5 cm; pp. 164; a cura di D. Antiseri, M. Baldini; leggeri segni d’uso alla sovracopertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; La razionalità dell’azione umana. L’individualismo metodologico («Solo l’individuo pensa. Solo l’individuo ragiona. Solo l’individuo agisce»). Il funzionamento dell’economia di mercato. La centralità del calcolo economico e la conseguente impraticabilità del «socialismo». I tratti di fondo del liberalismo. L’individuazione dei nemici della società aperta. I rapporti tra cristianesimo ed economia di mercato. L’ostilità degli intellettuali nei confronti del capitalismo e il loro servilismo nei confronti del «socialismo»: ecco i temi di maggior rilievo che, tratti dall’imponente produzione scientifica di Ludwig von Mises, vengono presentati in questa antologia.; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Iniziazione al Medioevo. La filosofia nel secolo XII. Marie M. Davy. Jaca Book, 1981.
Jaca Book (di fronte e attraverso 73); 1981; Noisbn ; Copertina flessibile con risvolti ; 23 x 15 cm; pp. 340; A cura di XXX. C. Marabelli. Prima edizione. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno buono; Buono (come da foto). ; Questo libro costituisce il coronamento dei lavori di Marie-Magdeleine Davy sulla mistica e sulla simbolica medievali. Tutto vi gravita intorno alla filosofia del secolo XII, cioè alla Sapienza: la Sophia, amata come un essere vivente che è possibile abbracciare con amorosa tenerezza. Quali sono anzitutto i mutamenti subiti dalla filosofia, e qual è la portata dell’influsso greco sul pensiero cristiano? Lo studio delle fonti, Bibbia e Padri della Chiesa, permette di saperlo. Il filosofo del secolo XII attinge la sua conoscenza nell’ordine del cosmo, nella bellezza della natura, e più ancora nel libro che «sta dentro», che egli scopre nella misura in cui subisce il fascino del suo splendore interiore, a condizione di acconsentire al suo dispiegamento. Ma il filosofo è anche un veggente; ispirato, profetizza. Ecco allora apparire con le loro visioni Ildegarda di Bingen, Elisabetta di Schönau, Gioacchino da Fiore… Filosofare significa imitare Cristo filosofo, condurre una vita di ascesi che al suo vertice raggiunge lo stato angelico. Non si tratta di concepire la filosofia come una speculazione, una scienza, un sapere, ma di introdurla nell’esistenza quotidiana, per realizzare una vita di sapienza: ideale che si vede sbocciare con gli ordini monastici, specialmente cistercense e certosino, e anche con gli eremiti. Niente di strano quindi che tutto il secolo XII sia illuminato dalla personalità di un monaco: Bernardo di Clairvaux, questo contemplativo violento e dolce insieme, commentatore inimitabile del «manuale del filosofo»: il Cantico dei Cantici Scritto in una lingua semplice e viva, Iniziazione al Medioevo non si rivolge a medievalisti patentati, ma a una cerchia più vasta, desiderosa di conoscere meglio il «secolo d’oro» del cristianesimo. Dopo questo secolo la scolastica modificherà in maniera definitiva non solo la filosofia ma tutto il pensiero cristiano. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Lettere provinciali. Pascal Blaise. Bur, 1989.
Bur (I classsici della Bur L744); 1989; 9788817167444 ; Copertina flessibile ; 18 x 11 cm; pp. 339; A cura di Ferruccio Masini. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), imperfezione al dorso, interno senza scritte, volume lievemente brunito; Buono (come da foto). ; Le «Lettere provinciali », scritte dal 23 gennaio 1656 al 24 marzo 1657, risalgono alla polemica insorta tra gesuiti e giansenisti intorno alla dottrina della grazia esposta da Giansenio, nel suo Augustinus (1641). L’obiettivo di Pascal è duplice: da una parte vuole combattere la posizione teologica dei gesuiti troppo ottimistica sulla libertà e sull’autonoma possibilità dell’uomo di salvarsi, dall’altra intende bollare il lassismo e la «facilità di una morale che aveva troppi compromessi col mondo. La lotta di Pascal nelle « Lettere provinciali » non mira soltanto a creare i presupposti per un’apologia «controcorrente » delle verità cristiane, ma implica una demolizione, anche filosofica, di una teologia aggrappata all’assolutizzazione formalistica e pseudodimostrativa dei suoi principi nell’applicazione di essi alla moralità delle azioni umane. Mettendo in evidenza le istanze politico-mondane, I’« umano troppo-umano» dei metodi casistici, Pascal separerà per sempre dalla linea ufficiale del Cristianesimo teologico il tema genuino e autentico della ricerca religiosa. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
I Nibelunghi. Laura Mancinelli (A cura di ). Einaudi, 1986.
Einaudi (I millenni.); 1986; 8806351133 ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta e custodia; 22 x 14,5 cm; pp. LXI-364; A cura di Laura Mancinelli. 8 tavv a col f. t.; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi della custodia. Volume in ottimo stato (senza mancanze nè lacerazioni), interno senza scritte; Molto Buono (come da foto). ; Poema che accomuna motivi del mito germanico, particolarmente nordico, con reminiscenze storiche anche relativamente recenti, elementi fiabeschi con la vita delle corti del Duecento, il Nibelungenlied è prevalentemente, nella prima parte, la storia d’amore di Sigfrido e Crimilde. La loro vicenda s’intreccia con la lotta per un immenso tesoro, si complica con l’intrigo di palazzo e la spedizione di eserciti verso mete lontanissime mentre un cerimoniale insistito e fastoso cede infine al massacro di due interi popoli, che domina nella seconda parte del poema. La corte raffinata del Duecento, di cui l’autore ha diretta esperienza, rivive accanto ad un mondo arcaico e cruento, la storia di Attila e Teodorico accanto al mito popolato di creature sovrumane ed oggetti magici. Il motivo costante che accompagna il poema è, in ultima analisi, l’espressione di una concezione pessimistica della vita, sopravvivenza forse dello spirito tragico della religiosità germanica, ma conseguenza anche della concezione negativa della realtà che il cristianesimo medievale diffonde soprattutto nel mondo germanico. Per questo la gioia terrena, se anche non si presenta come male in un testo non impegnato in una problematica religiosa come è il Nibelungenlied, tuttavia è sentita, per il fatto stesso di essere gioia e appartenere alla terra, fatalmente condannata ad una fine tragica. Dal saggio introduttivo di Laura Mancinelli; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
Storici arabi delle Crociate. Francesco Gabrieli (acura di). Einaudi, 2002.
Einaudi (Einaudi Tascabili 1017); 2002; 9788806163464 ; Copertina flessibile ; 19,5 x 12 cm; pp. 353; A cura di F. Gabrieli. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Questa antologia invita il lettore occidentale a considerare il periodo delle Crociate dall’altra partes, cioè con l’occhio e l’animo dell’avversario di allora. Un’operazione particolarmente interessante poiché l’urto medievale fra Cristianesimo e Islamismo mise a confronto due civiltà meno differenti di quanto si creda, ma divise da un’esperienza religiosa che aspirava a essere universalistica. Al tempo delle Crociate numerosi storici arabi, non diversamente dai cronachisti europei, narrarono i fatti e le gesta di quelle guerre e dei loro eroi. Il tradizionale campo del nemico, di Solimano. di Argante e dei cani saraceni, si trasforma nell’avamposto dei soldati di un’altra fede in lotta contro i “porci cristiani”. A Goffredo subentra il pio Saladino, al Santo Sepolcro la Santa Roccia su cui il Profeta poggiò il piede nella sua miracolosa ascensione notturna. Gli antagonismi di allora ancora riecheggiano, eppure nelle pagine degli storici arabi incontriamo una chiarezza originaria che può illuminare tanti dei conflitti teologici e molti degli odi razziali. Prefazione di José Enrique Ruiz-Domènec. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.